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a cura del Coordinamento FABI Giovani - giovani@fabi.it
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Il diritto di resistere

Vi siete mai chiesti cos’è un diritto? Secondo il dizionario Treccani è “un complesso ordinato di norme, variabili da tempo a tempo e da popolo a popolo, che prescrivono o vietano determinati atti e comportamenti, con lo scopo di regolare i fondamentali rapporti”.

Ogni comunità, per poter vivere ha bisogno di norme e regole, che di fatto costituiscono diritti e doveri delle diverse società con cui ci troviamo quotidianamente a confronto. Entrare in una nuova comunità senza rispettare le regole preesistenti significa di fatto correre il rischio di essere sanzionati o addirittura esclusi dalla società stessa.

Da moltissimi anni l’uomo si interroga su ciò che è giusto o sbagliato, provando a racchiudere i diritti all’interno di documenti, dichiarazioni e petizioni, con l’esclusivo intento di progredire civilmente verso società più evolute. Nel 1949 la FABI riesce nel faticoso intento di raccogliere in un documento chiamato Contratto collettivo Nazionale, una serie di diritti, ma anche di doveri, che sanciva finalmente la costituzione di una categoria: i bancari.

È bene sapere che in origine le persone avevano determinati diritti solo se facevano parte di un gruppo, come ad esempio una famiglia; allo stesso modo la FABI, mediante una lungimirante scelta, pensò che fosse necessario costituire una categoria per garantire e preservare il suo futuro.

Ma allora cos’è davvero un diritto? Norberto Bobbio sosteneva che “I nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti”. Beh, se così fosse, negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi tentativi di destrutturazione dei nostri diritti, a partire dalla modifica dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, nonché diversi tentativi di non applicazione degli accordi vigenti.

Nonostante il sindacato anche negli ultimi anni abbia proposto con forza le proprie idee rispetto al cambiamento in atto, inserendo nuove norme in quel vecchio testo del 1949, come per esempio il diritto alla disconnessione, ci duole constatare come questi ultimi, riconosciuti anche dalle parti datoriali, vengano spesso disattesi da certe aziende. È bene ricordare a tutti che i diritti devono essere conquistati giorno per giorno, non basta riconoscerli per renderli esigibili. E poi, diciamoci la verità, un diritto può essere definito tale, solo se appartiene a tutti.

Ultimamente ci capita spesso di incorrere in diritti riconosciuti solo a pochi; diverso è invece quando parliamo di uguaglianza ed equità, concetti apparentemente simili, ma molto diversi; nella prima vengono concessi a tutti le stesse possibilità; nella seconda vengono forniti strumenti diversi a persone con capacità diverse, per consentire a tutti di raggiungere gli stessi obiettivi. Un concetto chiaro che troppo spesso viene dimenticato da una società che corre troppo e che calpesta chiunque non riesca a rimanere al passo con i tempi, in quella che possiamo ormai definire l’era della “cancellazione dei diritti”. L’articolo 4 della nostra Costituzione riconosce per esempio il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ma oggi siamo certi che tutto questo in Italia non è garantito. Troppi sono i giovani che abbandonano il paese per approdare verso nazioni che questo diritto lo garantiscono veramente, con politiche sociali inclusive soprattutto in materia di reinserimento nel mondo del lavoro. Questa per il nostro Paese non è solo la mancata concessione di un diritto, ma una vera e propria sconfitta sociale.

Il diritto di assemblea e quello di sciopero per esempio, sono diritti che abbiamo conquistato negli anni e che abbiamo dimostrato di saper tenere stretti, con difficoltà sia chiaro, rendendoli vivi nel momento del bisogno. Nessuno diritto ci è stato regalato, ricordiamoci sempre che ci è costato qualcosa che forse oggi nessuno ricorda. Potremmo continuare all’infinito citando norme e articoli che negli ultimi decenni hanno accompagnato la nostra famiglia, quella dei bancari, nella faticosa rincorsa all’affermazione sociale.

A noi rimarrà sicuramente il diritto di resistere e quello di opporsi a tutte le ingiustizie alle quali purtroppo continueremo ad assistere, la resilienza dovrà essere ancora la nostra principale virtù per evitare che anni di lotta vengano spazzati via. Lentamente proveranno a modificare i nostri diritti, a delegittimarli, a renderli astratti e sempre meno percepibili, provando a cancellare le nostre memorie.

Il nostro dovere è quello di continuare a lottare per impedire la realizzazione di questo pericoloso disegno.

Alessandro De Riccardis
Alessandro De Riccardis
Coordinatore Nazionale FABI Giovani
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