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La montagna arcobaleno

Questa meraviglia della natura è visibile ai nostri occhi a causa dello scioglimento dei ghiacciai, infatti, fino al 2016 era ricoperta di neve il cui scioglimento ha lasciato spazio a questo spettacolo

Tre anni fa, catturato da un documentario sulle Ande, decisi di andare in Perù a fare la traversate delle Ande per un viaggio faticoso ma estremamente affascinante ed interiore.

La Montagna dei 7 colori è stata per me l’ultima tappa della traversata delle Ande, il suo nome in lingua quechua è Vinicunca, ovvero il collo di pietra nera, per il colore nero dei minerali, e poiché ci troviamo in un passo stretto come un collo.

Dista circa 100 km dalla città di Cuzco, cittadina dall’atmosfera “frizzantina” e multiculturale dovuta all’esplosione di turismo degli ultimi anni. La serata la passiamo immancabilmente a tavola, mangiando un Alpaca in salsa di aguaymanto ottimo per scaldare una serata freddina.

La mattina partiamo per la nostra meta, vi si giunge attraversando un percorso piuttosto tortuoso e stretto fatto di sedimenti di pietra lavica. Incrociamo molti abitanti locali, vestiti nei loro abiti tradizionali.

Appena scesi dal piccolo bus, ho percepito subito un grande affanno e mancanza d’aria, nonostante mi fossi allenato prima di intraprendere questo viaggio.

Poco prima di partire, le guide ci fanno sostare preso un capanno per la colazione, ma soprattutto per darci le regole da seguire durante il percorso per giungere in cima. Ci informano che non è un percorso per tutti, consigliano un’andatura lenta e di respirare profondamente.

Si puoi scegliere se percorrere la strada a piedi o affittare un cavallo, guidato dai locali. Non è tanto la difficoltà del percorso a essere un ostacolo, quanto il nostro fisico, non abituato a spostarsi a tali altezze.

Io per godermi meglio lo spettacolo ho scelto l’opzione del cavallo, mi rendo conto che sia il cavallo che la guida erano molti stanchi, dubbioso sulla scelta fatta pensavo tra me e me che ad avere la necessità del passaggio fosse più la guida, sensazione che poco più avanti verrà smentita.

La vista dall’alto del cavallo permette di ammirare un paesaggio incredibile, su queste montagne sorvolano i condor, vi pascolano i lama e l’alpaca, ma non troviamo la vicuña, che è un animale selvatico, dal pelo pregiatissimo, che costa 500$ al kilo. Viene protetta dal governo e l’uccisione della vicuña è sanzionata con il carcere da 5 a 10 anni!

La cosa che veramente mi sorprende di più è che a 5000 metri non si veda la neve.

Ad un certo punto i cavalli si fermano su una spianata, l’ultimo tratto va fatto solo a piedi.

Tutti si sono fermati dopo pochi passi, alcuni si sono seduti o sdraiati a terra, altri sono stati trascinati, la mia guida inspiegabilmente ritrova energie e cammina a spasso spedito che io non riesco a sostenere, più che una scalata sembrava una marcia zombie.

Questo passo una volta era un cammino Inka per effettuare il Trueke, ovvero lo scambio di beni.

Per mesi e mesi attraversavano le Ande e, durante il cammino, facevano delle piccole montagne di pietra, una sopra l’altra che stavano ad indicare un luogo sacro, dove si facevano offerte alla madre terra. Queste offerte, che ancora si possono notare, servivano a garantirsi un cammino sicuro.

Arrivare lì su in cima è una vittoria contro se stessi, è una prova di resistenza, ma il paesaggio ti ripaga di ogni sforzo fatto.

Solo in cima comprendi perché si chiami Montagna dei 7 colori: si possono ammirare differenti strati di tonalità e di colore, come se la montagna fosse stata colorata da un pittore.

Questa meraviglia della natura è visibile ai nostri occhi a causa dello scioglimento dei ghiacciai, infatti fino al 2016 era ricoperta di neve il cui scioglimento ha lasciato spazio a questa meraviglia.

I colori che troviamo sono: il rosso che denota un’alta concentrazione di ferro; il marrone di magnesio; il rosa di manganese; il giallo di zolfo; il bianco di calcio; il nero di granito; il colore verde invece è dovuto all’ossidazione del rame.

La Montagna dei 7 colori è stata per me l’ultima tappa della traversata delle Ande e posso confermare che è il percorso più duro di tutti quelli che ho fatto sulla Cordigliera, ma anche uno dei più emozionanti.

Finisce in questo posto coloratissimo, come d’altronde lo è tutto il Perù, questa magica ed indimenticabile avventura sulle Ande peruviane.

Andrea Fanesi
Andrea Fanesi
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