Il 2021 sarà l’anno dei nano-influencers. Parola di Covid 19.
Che la pandemia abbia riscritto da capo numerose storie è fuori di dubbio, cosa certa. Scritte da zero narrazioni importanti, lezioni da digerire, oltre che in ambito sanitario, nel sociale, nella politica, nell’economia. E in settori più specifici ancora, per esempio nel marketing. Molte realtà produttive, grandi multinazionali così come piccole realtà, hanno dovuto modificare strategie per raggiungere i clienti. Nuovi canali e nuovi mezzi di comunicazione per nuove forme di consumo.
Nella migliore delle ipotesi sono stati necessari semplici adattamenti che hanno portato alla nascita di nuove figure strategiche. È il caso appunto dei nano-influencers, persone da poche migliaia di followers, considerate veri e propri “Dei” scesi in terra nell’epoca dei consumi ridotti. Su di loro infatti sono stati investiti i ridotti budget di chi è riuscito a sopravvivere nel mercato.
Più autentici, di più facile gestione, non viziati come i loro predecessori, i nano-influencers sono i ragazzi della porta accanto, quelli in cui si rispecchia la Generazione Z. Si tratta di comunità molto ristrette, che parlano lo stesso linguaggio, con lo stesso “tone of voice”. Un linguaggio semplice, fresco, creativo, che non usa filtri, che non vuole raccontare la perfezione, ma che accarezza la realtà delle cose, avvalorandola, rendendola alla portata di tutti.
Come riescono a farlo? Il successo di un contenuto che vuole diventare virale si gioca ormai nella prima mezz’ora di pubblicazione. Sono le interazioni che si generano in questo lasso di tempo che determinano la visibilità di un post. E quali sono gli strumenti usati? I format più performanti per catturare e mantenere l’attenzione sono e continueranno ad essere gli short video e i reel. Così i nano-influencers sono soliti raccontare le loro storie e vincere le loro sfide.
Ma come intercettarli? Dove sono e come riconoscerli? Alcuni di essi sono fedeli al brand, seguendone le relative pagine social. Lo fanno però, il più delle volte, senza interagire, solo per essere informati sulle ultime novità. In questo caso un buon approccio da parte dei brand prevede l’utilizzo del “direct message”, attraverso il quale semplicemente vengono invitati a recensire un prodotto o a partecipare a varie attività social, come, ad esempio, una diretta. Alcuni di loro possono essere scelti infine anche come “ambassador” di prodotto. Non dimentichiamo infatti che il nano-influencer di oggi può crescere e diventare il macro-influencer di domani, sempre fedele al brand e con una grande potenzialità sulla sua comunità di riferimento. Dunque: buona ricerca a tutti. Sono piccoli appunto, ma se scovati portano grandi gratificazioni!