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Rapa Nui. Mistero nell’oceano

Quando prenoti un viaggio, dopo esserti documentato a lungo sulla meta prescelta, non sai mai se il posto ti piacerà e rispetterà le tue aspettative.

L’Isola di Pasqua (o Rapa Nui, nella lingua locale) è un “non luogo”, o meglio un posto che, nel mio immaginario, era collocato fuori dalle coordinate geografiche e sospeso nel tempo. Ha il fascino della meta selvaggia e irraggiungibile.

Non a caso è la località più isolata del mondo: oltre 3.600 km di mare tutt’intorno.

Appena arrivati lasciamo i bagagli nella nostra Cabanas, una semplice casa di legno immersa nel verde, e raggiungiamo il centro di Ranga Roa, la capitale ed unica città dell’isola.

Qui tutto è rimasto come era un tempo, con le casette di legno, i piccoli negozi di artigianato locale (non esiste il made in China solo made in Rapa Nui), troviamo ad ogni angolo della strada bancarelle di angurie e tutto intorno enormi distese verdeggianti e cavalli selvaggi.

Percorrendo la via principale si arriva alla spiaggia. Anakena è l’unica spiaggia di sabbia dell’Isola ed al contempo un altro sito archeologico con i suoi 7 Moai che scrutano il mare. Qui è possibile nuotare con le tartarughe che vivono nella caletta a fianco del porticciolo turistico.

Ceniamo presto, alle 19, al “Tataku Vave” un ristorante incredibile affacciato sull’oceano. Davanti a noi la vista del mare, con le barche dei pescatori di ritorno con il pesce fresco e piccole onde mosse dalla brezza, non avremmo potuto chiedere di meglio.

Vale davvero la pena assaggiare di tutto, non c’ è niente di importato o di surgelato. Al ritorno passeggiamo lungo la costa in una strada priva d’ illuminazione, ma in fondo è meglio così perché la strada è illuminata da una romantica luna e nel cielo si vedono milioni di stelle.

L’isola di Rapa Nui praticamente è tutto un grande sito archeologico all’aperto e il più famoso sito è Ahu Tongariki con le sue 15 statue imponenti. Solitamente è consigliato andarci il mattino presto per vedere forse la più bella alba della vostra vita, con i raggi del sole che illuminano i Moai fino a farli risplendere. Un altro sito che ci è rimasto particolarmente impresso è Il villaggio monumentale di Orongo, villaggio e centro cerimoniale costruito a picco sul mare, luogo reso celebre dei leggendari Uomo Uccello, ogni anno qui si svolgeva una feroce competizione, che consisteva nel trasportare un uovo a nuoto da un vicino isolotto sino alla cima della scogliera di Orongo.

Da qui si può ammirare anche l’immenso cratere di Ranu Kao, che ospita oggi un lago di acqua dolce.

Siamo andati anche a vedere il vulcano Rano Raraku luogo molto importante perché questa era la “fabbrica dei Moai”, dove i Rapa Nui li scolpivano. Dei misteriosi Moai sappiamo che furono costruite tra l’XI e il XVIII secolo, e rappresentano gli antenati degli scultori. I volti grandi e austeri, rivolgono lo sguardo verso l’orizzonte: si pensava che gli occhi delle statue, costruiti in corallo e ossidiana, avessero poteri speciali.

Una volta pronta la statua veniva calata tramite corde sul fondo della cava per essere rifinita con strumenti ricavati dall’ossidiana. Tutt’ora rimane il mistero su come avessero trasportato i Moai, pesantissimi, in ogni parte dell’isola.

I siti archeologici se prenotati con anticipo si possono visitare tutti in due giorni, ma il bello di Rapa Nui è anche girovagare senza meta, senza guardare l’orologio, non c’è il rischio di perdersi o di annoiarsi, troverete sempre qualcosa da ammirare, un chiosco dove mangiare, oppure trovare un cavallo selvaggio che passeggia nei prati o un abitante che vi saluta con un sorriso sempre intorno a voi.

Il nostro viaggio si accinge a terminare, i proprietari della cabanas ci danno l’arrivederci con una collana di conchiglie raccolte sulla spiaggia. Come era immaginabile non abbiamo avuto le risposte sperate, ma preferiamo che tutto ciò resti un mistero perché è proprio questo che spinge viaggiatori a visitare Rapa Nui, almeno una volta nella vita. 

Andrea Fanesi
Andrea Fanesi
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
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