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a cura del Coordinamento FABI Giovani - giovani@fabi.it
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Da soldi a soldi, ma non è stato facile

I GIOVANI E L’ULTIMO RINNOVO DEL CCNL

L’inizio dell’anno, dal punto di vista del commerciale, ha sempre coinciso con una parola che riempie di speranza i negozianti: i saldi.

Il periodo dei saldi appunto, dopo le festività natalizie, permette alle famiglie di fare qualche affare e ai commercianti di prendere una boccata d’ossigeno dopo i pagamenti delle tasse tra i mesi di novembre e di dicembre. Con una calendarizzazione diversa da regione a regione, ma che all’incirca parte dai primi giorni di gennaio fino al termine di febbraio, possiamo quindi trovare nei vari esercizi sconti dal 10 fino al 75% … Verità o bugia?

Che cosa c’entra il settore del credito e che cosa c’entriamo noi giovani con la storia dei saldi? Ve lo spieghiamo subito.

Sicuramente è vero che un giovane neoassunto in banca per quattro anni riceveva sino al 2019 uno stipendio “in saldo”, ovvero decurtato di una parte consistente della retribuzione.

La firma del nuovo CCNL ABI, avvenuta nel mese di dicembre, oltre a introdurre parecchie novità positive, ha messo fine però a questa penalizzazione del 10% sui salari dei nuovi assunti.

Non è servita una bacchetta magica: è bastata una penna per eliminare il salario d’ingresso dal vecchio contratto e i saldi sugli stipendi sono diventati soldi per i giovani. Una semplice vocale, una A che si trasforma in una O.

Un importante obiettivo, quello raggiunto dalla FABI insieme con le altre organizzazioni sindacali, che ci deve spronare però ad alzare il tiro: essere protagonisti nella digitalizzazione, una maggior conciliazione vita-lavoro, l’istituzione di un patto per l’occupazione sono solo alcune delle idee che porteremo avanti nei prossimi anni.

Su quest’ultimo in particolare il nostro Segretario Generale, Lando Maria Sileoni, si è soffermato proprio ad inizio anno: nei piani industriali non serve esclusivamente tagliare personale, serve semmai riconvertirlo, riqualificarlo, garantendo anche il ricambio generazionale.

I recenti accordi firmati in alcuni Gruppi bancari ne sono un valido esempio: 1 nuova assunzione ogni 2 esuberi su base volontaria sarà il benchmark con il quale molti amministratori delegati si dovranno confrontare se vorranno anche solo pensare di mettersi ad un tavolo con la FABI.

Un importante istituto di credito, che al termine del 2019 ha ottenuto un utile vicino ai 4 miliardi di euro, vorrebbe però tagliare un numero di posti di lavoro superiore a quello delle grandi crisi industriali italiane.

Il y a quelque chose qui ne marche pas!

Per questo occorre un sindacato forte, partecipativo, che possa magari prendere delle decisioni anche all’interno dei consigli di amministrazione. Nella tanto acclamata Germania questa realtà è già presente dal dopoguerra ed è uno dei pilastri sul quale si regge la loro economia.

Bisogna quindi spostare lo sguardo dalla produttività, dal risultato, e vedere come si è svolta tutta la partita.

Il modello tedesco, l’idea di democrazia economica, non dovrebbe essere presente anche in una repubblica che nel primo articolo della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”?

Chi potrà realizzare effettivamente questo principio negli anni a venire? Le nuove generazioni, diciamo noi.

Sarà, quindi, determinante la presenza dei giovani che, per essere protagonisti nel futuro, dovranno accompagnare e sostenere la Felice Anomalia Bancaria Italiana datata 1948: la FABI appunto.

Giovanni Zavattari
Giovanni Zavattari
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
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