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Intelligenza artificiale. Un possibile alleato nella violenza di genere

Il 25 novembre è stata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite.

Questa ricorrenza vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere iniziative concrete per combattere ogni forma di violenza di genere.

Con il messaggio “vogliamo smettere di contare” si richiama l’urgenza di porre fine alla violenza sulle donne invece ogni volta che si “contano” le vittime si raccontano storie di sofferenza e si pone l’attenzione su questo tema atavico e di difficile eradicazione.

In questa sfida globale, le nuove tecnologie possono offrire un valido supporto: l’intelligenza artificiale può aiutare a prevenire la violenza attraverso strumenti avanzati di analisi e monitoraggio. Il campo di applicazione delle nuove tecnologie è molto variegato, si parte da sistemi di rilevamento precoce in grado di analizzare il linguaggio usato nei social media, nei messaggi o nelle chat per identificare segnali di abuso o minacce, si passa per la diffusione di dispositivi di sicurezza intelligenti come braccialetti o app basate su IA che inviano allarmi in caso di emergenza, monitorano movimenti sospetti e raccolgono prove in caso di aggressione ed infine attraverso lo sviluppo di chatbot di ascolto e supporto, si possono fornire consigli personalizzati ed indurre alla denuncia nei casi più gravi.

Proprio il 25 novembre, il dipartimento di Informatica dell’Università di Torino ha presentato un progetto in cui vengono analizzati gli accessi al Pronto Soccorso Mauriziano nel decennio dal 2015 al 2024, a questo punto, il sistema realizzato permette di riconoscere se la lesione è di origine violenta o accidentale ed è in grado di creare degli alert per i casi sospetti senza la segnalazione da parte del personale sanitario ed aggirando l’eventuale presenza dell’aggressore.

Gli elementi statistici ci mostrano che le donne vittime di questi episodi sono anche soggette al nomadismo sanitario, nel senso che, al ripetersi della violenza cambiano ospedale, eludendo l’analisi dei dati sulla singola struttura sanitaria non comunicante con le altre. Ecco perché uno strumento del genere attraverso un’analisi predittiva traversale può salvare tante vite.

Questo progetto è emblematico della potenza delle nuove tecnologie in questo ambito, ma pone anche l’accento sui rischi e le criticità del loro utilizzo, prima fra tutti la privacy: la raccolta di dati sensibili su vittime e aggressori può esporre le persone coinvolte a nuovi pericoli, se queste informazioni vengono violate o usate impropriamente.

Per garantire che l’IA sia uno strumento utile e sicuro è essenziale coinvolgere esperti di genere nella progettazione delle tecnologie, garantendo trasparenza nell’addestramento degli algoritmi e soprattutto assicurando la protezione della privacy degli utenti con rigorose misure di sicurezza.

È chiaro che la tecnologia da sola non basta… è necessario combinarla con l’impegno sociale, culturale e legislativo per affrontare alla radice le cause del problema. La lotta contro la violenza sulle donne richiede un cambiamento profondo e sistemico della cultura; è fondamentale diffondere una consapevolezza basata sulla parità di genere, attraverso la promozione, soprattutto nelle generazioni più giovani, di campagne di riconoscimento di atteggiamenti sessisti e violenti e di educazione sentimentale. 

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