L’arte, sin dai primordi della civiltà, è stata l’eco vibrante dell’animo umano, un linguaggio universale che ha travalicato epoche e culture. Un dialogo incessante tra l’artista, specchio della sua società, e quest’ultima, che in questo strumento trova un riverbero e una proiezione dei propri ideali, paure e aspirazioni.
Indietro nei secoli, in un periodo foriero di sviluppo, ricchezza, potere e bellezza, il basso medioevo, l’arte era intrinsecamente legata alla quotidianità ed alla spiritualità. I meravigliosi affreschi delle chiese e dei palazzi signorili, le sculture gotiche che puntavano al cielo, erano non solo ornamenti, ma potenti strumenti di comunicazione religiosa e politica. I grandi mecenati, come i Medici a Firenze, i Gonzaga a Mantova o i Farnese a Parma, non erano semplici collezionisti, ma veri e propri registi della cultura, in grado di plasmare il gusto di un’epoca e di promuovere l’innovazione artistica. Le loro corti erano vere e proprie fucine di talenti, nelle quali artisti come Botticelli e Michelangelo davano vita a opere che ancora oggi ci emozionano e ci interrogano.
Oggi, l’arte continua a svolgere un ruolo centrale nella società, sebbene in forme più complesse e sfaccettate. L’evoluzione dell’espressione artistica, con l’esplosione di linguaggi alternativi e contemporanei, ha radicalmente trasformato il rapporto tra arte e pubblico cambiando, inevitabilmente, il paradigma che dall’età classica caratterizzava l’influenza sulle società. Pensiamo, per esempio, all’impatto che ha avuto l’avvento della “Pop Art” alla fine degli anni ’50 del secolo scorso ove i suoi massimi esponenti – Andy Warhol, Roy Lichtenstein (solo per citarne alcuni) – attraverso le loro opere, hanno influenzato usi e costumi che fino ad allora, ed al cospetto dei nuovi trend, apparivano cupi e nostalgici. Un processo lungo e inesorabile sino ad arrivare alle installazioni tecnologiche come il “mapping”, “video editing” o creazioni in 3D.
L’AURA PERDUTA E RITROVATA
Se da un lato questa democratizzazione dell’arte ha reso possibile una maggiore accessibilità e partecipazione, dall’altro ha sollevato interrogativi e perplessità sulla natura stessa e sul significato di opera d’arte. Come ha sottolineato Walter Benjamin nel suo saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, la riproduzione meccanica ha irreparabilmente danneggiato l’aura dell’opera d’arte, quell’insieme di qualità uniche che la legano indissolubilmente al contesto storico e sociale in cui è nata. La fotografia, il cinema e, successivamente, le tecnologie digitali hanno derubricato all’infinito il concetto di opere d’arte, rendendole più accessibili ma al tempo stesso, in alcuni casi, più anonime e meno significative.
Non per questo però possiamo asserire che l’aurea, per l’appunto, è perduta. Molti artisti contemporanei, consci di questa dicotomia, cercano di recuperare l’unicità dell’opera attraverso l’uso di materiali o tecniche inusuali, l’interazione con lo spettatore, o la creazione di esperienze immersive. Inoltre, la digitalizzazione ha aperto nuove possibilità per la conservazione e la diffusione delle opere d’arte, consentendo la creazione di archivi digitali e di rendere accessibili al pubblico opere che altrimenti sarebbero rimaste anonime o inaccessibili.
ARTE E TECNOLOGIA: UN BINOMIO INDISSOLUBILE
Come dunque facilmente deducibile l’arte contemporanea è sempre più strettamente legata alla tecnologia. Sempre più comune, se non proprio necessario per gli artisti, l’avvalersi di software, hardware e piattaforme che aiutano a creare opere innovative e interattive, dal connotato tecnologico appunto, sfidando i confini tra la realtà ed il virtuale. Impossibile omettere dall’alveo di questa trama l’intelligenza artificiale, strumento che più di qualsiasi altro sta rivoluzionando letteralmente il nostro modo di vivere e di concepire pensieri, opere ed azioni.
L’ARTE COME STRUMENTO DI CRITICA SOCIALE E DI CAMBIAMENTO
Ma la contemporaneità artistica non è solo un esercizio di stile, ma anche e soprattutto un potentissimo strumento di propaganda, di dissenso. Famosissime ed iconiche le opere di artisti del calibro di Banksy, Ai Weiwei e Marina Abramović i quali hanno utilizzato l’arte come strumento di denuncia sociali, a difesa di diritti umani, contro guerre o qualsiasi altra forma di repressione del pensiero libero. Opere che sovente hanno suscitato dibattiti e aspre polemiche sia civili che politiche, a dimostrazione del potere che ha l’arte di provocare e di stimolare il pensiero critico.
L’arte è un eterno divenire, un fiume in perenne fluire che attraversa le epoche e le culture. Essa è un patrimonio inestimabile che ci lega al passato e ci proietta verso il futuro.
Ci insegna a guardare il mondo con occhi nuovi, a interrogarci sulla nostra identità e, talvolta, a sognare un futuro migliore. E in questo senso, l’arte è più viva che mai. Seppur in piena fase transitoria, l’arte continua a svolgere un ruolo fondamentale nella società, offrendo nuovi strumenti per esprimere noi stessi, per connetterci con gli altri e per dare un senso al mondo che ci circonda.