È il momento della Rivoluzione Invisibile. Così a molti addetti ai lavori del settore HR piace definire l’attuale contesto lavorativo, o meglio l’approccio al mondo del lavoro da parte dei professionisti.
Per chi scrive, invece, di invisibile c’è ben poco. Esiste piuttosto una forte concretezza che pervade la gestione della strategia di ognuno di noi nella definizione di un proprio personal branding professionale. Lo confermano i numeri importanti di una delle ultime indagini della società Internazionale di recruiting PageGroup “Global Trends 2023”.
L’indagine, condotta su scala mondiale e su di un panel di circa 70.000 lavoratrici e lavoratori, porta alla luce alcuni asset che stanno modificando la percezione e il vissuto del mondo del lavoro, e che, inevitabilmente, impatteranno sulle strategie di acquisition e retention delle aziende. All’interno di un mercato sempre più candidate-driven la parola chiave diventa Cambiamento. Perde appeal la fedeltà e la lealtà nei confronti del proprio datore di lavoro, a fronte di una rinnovata propensione a valutare nuove opportunità di carriera. E questo indipendentemente da tutto, età, sesso, ruolo attuale.
Il 92% degli intervistati italiani prenderebbe in considerazione, ad esempio, l’idea di cambiare lavoro e il 58% lo sta effettivamente cercando. A questo primo fondante elemento si aggiunge una nuova attenzione delle persone alla propria vita privata e alla necessaria flessibilità dedita al miglioramento di quest’ultima.
Ma ciò che davvero costituisce un punto di rivoluzione rispetto al recente passato è la propensione a cambiare anche quando si è soddisfatti. L’apertura dei dipendenti italiani al cambiamento non è, infatti, esclusivamente conseguenza diretta dell’insoddisfazione per il proprio lavoro: il 37% degli intervistati si ritiene soddisfatto delle proprie mansioni. Ma si cercano comunque nuove esperienze, o meglio si cercano datori di lavoro che siano in grado di condividere e portare nuove esperienze, capaci di entrare in sintonia col modo di essere delle persone, che siano supporto e traino nell’acquisizione e sviluppo di nuove competenze.
In uno scenario talmente innovativo restano alcuni capisaldi, come ad esempio la retribuzione, che continua a rappresentare il primo driver del cambiamento.
Lo stipendio è ancora la motivazione che maggiormente influisce nella ricerca di un nuovo lavoro.
Per il 57% dei professionisti il pacchetto retributivo continua a rappresentare l’informazione più rilevante in un’offerta di lavoro.
Quest’ultimo aspetto è figlio probabilmente anche del difficile contesto economico, e della necessità di ricercare forme di incentivo economico che compensino l’attuale aumento dell’inflazione.
Tuttavia, la carriera non è più al primo posto. Il bilanciamento vita privata – vita professionale non è più negoziabile. La pensano in questo modo ben 8 persone su 10. E un luogo di lavoro diventa tanto più attraente quanto più è in grado di farsi garante di questo nuovo equilibrio.
È in questo contesto che anche la flessibilità diventa un must have, e non più un benefit opzionale. Al centro torna il valore del nostro essere, la nostra piena realizzazione come persona, appunto, e non come mero prestatore di un servizio professionale.
Una sfida ardua per le aziende, e per le Risorse Umane, che si dovranno sempre più concentrare nella ricerca di un nuovo equilibrio, o meglio di una soluzione a una nuova equazione di valore: stipendio + crescita professionale + conciliazione vita privata vita professionale.