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Arte terapia

Nel mondo variegato delle terapie psicologiche e psicoterapeutiche, un ruolo particolare è svolto dalla cosiddetta arte-terapia. Già a partire dal XIX secolo ebbe inizio il riconoscimento delle forme artistiche come strumento di terapia non verbale per la riabilitazione di pazienti con problemi di psicosi, anche se è ancora in corso la valutazione dell’impatto delle arti nella riabilitazione psichiatrica.

L’arte-terapia nasce dall’incontro tra arte e sistemi terapeutici, avvalendosi del mezzo artistico quale danza, pittura, teatro, musica ed altre forme artistiche che introducono i pazienti alla comunicazione ed espressione del proprio io interiore facendo emergere emozioni e sentimenti. Nonostante l’arte terapica sia considerata contemporanea, tuttavia, essa ha origini antiche, anche se trova larga applicazione solo nella prima metà dell’ottocento quando l’uso dell’attività artistica negli ospedali psichiatrici si diffonde come forma di studio di patologie psichiatriche.

Ma fu soprattutto Sigmund Freud (1856-1939) a considerarla valida per i suoi effetti terapeutici. Infatti, secondo Freud, la vita interiore dell’autore e l’oggetto artistico sono in diretto rapporto, per cui l’arte fa emergere la personalità e i desideri del soggetto. La forza e il valore dell’arte-terapia è data dalla possibilità di applicazione che essa offre sia nel campo medico privato sia in quello pubblico e di potere coinvolgere bambini e adulti, sia singolarmente sia in gruppi.

In pratica l’espressione artistica funge da mediatore tra paziente e terapeuta sicché l’opera diventa una metafora o un simbolo che favorisce il soggetto ad abbandonarsi alla libera espressione del proprio mondo interiore e ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé.

In Italia, nel primo novecento, il primo a porre l’attenzione nell’ambito delle manifestazioni espressive dei malati di mente, è stato Cesare Lombroso (1835-1909), medico e antropologo, teorizzando anche la connessione tra tendenze criminali e conformazione fisica.

In seguito, la disamina del valore psicoterapeutico dell’arte-terapia è stata oggetto di diversi studi sui malati di schizofrenia, come quello del Morselli e del Maccagnani e, a seguire nel 1962, del noto psichiatra Vittorino Andreoli, il quale ha individuato nelle espressioni psicopatologiche che emergono dalle attività creative dei soggetti, non solo gli elementi della personalità, ma anche la possibilità di salvarsi dalla propria nevrosi, esteriorizzando le proprie pulsioni.

Infine, negli anni ottanta anche in Italia si avverte l’esigenza di realizzare una formazione più articolata dell’arte-terapeuta, e così nascono diverse scuole che propongono la formazione di terapeuti in relazione alle diverse tipologie di pazienti. 

Vincenzo Persico
Vincenzo Persico
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
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