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Calo demografico

Venezia, maggio 2022. Passeggiando per questa magnifica città, da qualche giorno si trovano cartelli, più o meno grandi, appesi un po’ ovunque. Tutti riportano una cifra, senza scritte o slogan: 49.999. Ma non serve lavorare troppo di fantasia per capirne il significato: il crollo dei residenti.

La città secondo stime recenti, entro l’estate scenderà sotto i 50 mila residenti, numeri da paese più che da capoluogo. Dagli anni 50 ad oggi il trend è stato unidirezionale in tutto il paese, ovvero negativo; sempre meno nascite, sempre meno italiani. Venezia è solo un esempio, infatti, lo stesso patron di Tesla, Elon Musk, pochi giorni fa ha commentato sui social il grafico Istat del bilancio demografico, affermando che di questo passo gli italiani si estingueranno.

I dati sono allarmanti, l’anno scorso l’Italia ha registrato il suo tasso di natalità più basso di sempre con poco più di un figlio per donna, secondo l’Istituto statistico italiano Istat, che ha rinnovato l’allarme natalità solo pochi giorni fa. Ciò significa che l’Italia ha contato sette neonati e dodici morti ogni mille abitanti nel 2021, ha affermato l’Istat. Altri paesi, hanno sperimentato la decrescita demografica, tra i più noti vi sono il Giappone, Hong Kong, Spagna e perfino Usa.

I dati e le statistiche sono inconfutabili e il rallentamento demografico può essere descritto anche dal progressivo abbassamento dei «nati vivi per donna», cioè la fertilità. A questo proposito, l’ONU ricorda che, con una bassa mortalità, il numero di nati vivi per donna per avere un tasso di crescita nullo è di 2,1 figli.

In Italia al momento siamo ad 1,3 figli, quindi sotto alla cosiddetta soglia di rimpiazzo generazionale.

Molte le cause, certamente almeno nel nostro paese.

Negli ultimi anni la politica ha aumentato enormemente le azioni di welfare per sovvertire il trend: basti pensare alle pratiche che vediamo quotidianamente come FABI o nei patronati (bonus nascita, assegno unico, bonus nido, ecc….). Ma è anche vero che persistono le discriminazioni per le madri nei luoghi di lavoro, c’è l‘aumento dell’età media in cui avere figli ed un livello più alto di istruzione rispetto al passato.

Tutti fattori che contribuiscono al rallentamento dei nuovi nati.

Secondo alcuni studi recenti si deve lavorare per prevenire la “stagnazione secolare’’. Da parte nostra come sindacato, continuiamo anche a favorire ed agevolare le lavoratrici ed i lavoratori che intendono avere una famiglia, sottoscrivendo accordi e coadiuvando le persone nell’espletare le pratiche di sostegno economico e sociale che attualmente sono in vigore. 

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