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Can’t stop now

La Banca ai tempi del coronavirus: tra servizio essenziale, smartworking e sicurezza

In questi mesi di lockdown ascoltavo spesso una canzone in auto mentre andavo al lavoro: “Can’t stop now” brano dell’album Hopes and Fears che nel 2004 segna l’esordio dei Keane, gruppo divenuto famoso in Italia soprattutto grazie alla colonna sonora di uno spot pubblicitario per una nota compagnia telefonica.

“Non possiamo fermarci adesso” è quello che hanno fatto tutti i bancari, magari lavorando da casa, magari a giorni alterni, ma le banche come altri servizi essenziali non si sono mai fermate. Anche l’attività sindacale non è stata da meno. In diversi ambiti molte persone hanno scritto che sembrava di essere in guerra e per certi versi lo è stato. Ogni richiesta avanzata dagli RLS in ogni banca, mascherine, guanti, gel disinfettante, è stato come un fronte che ogni giorno avanzava lentamente contro alcune aziende che, interpretando arbitrariamente le norme in vigore, aspettavano chiarimenti legislativi o l’ultimo decreto per approvvigionarsi dei materiali richiesti, salvo poi restare sprovvisti di quanto necessario per garantire in sicurezza la continuità lavorativa.

Non ci possiamo fermare adesso: il fatto che ancora oggi in qualche banca manchino i plexiglass per chi riceve i clienti ci fa capire quanto, nonostante il grande operato che abbiamo fatto, ci sia tuttora da lavorare!

Il propagarsi del Covid-19 per certi versi è stato come un balzo nel futuro. Sono state approntate misure innovative in tutti i campi.

Tra queste “lavoro agile” è stato utilizzato da alcune banche in maniera massiccia, mentre in altre ha visto la luce per la prima volta: occorrerà continuare a lottare per normarlo adeguatamente e mantenerlo nel futuro. Mai come in questo periodo si è avvertita la necessità di conciliare la vita familiare e quella lavorativa.

Una guerra porta con sé anche la conta dei morti e dei feriti: infatti, oltre ai lavoratori morti per Coronavirus in banca abbiamo anche la conta dei feriti. Nasi rotti, minacce, fratture, gomme tagliate, sono solo alcuni degli oltre 100 episodi di violenza che la clientela esasperata dalle difficoltà ha perpetrato nei confronti degli impiegati bancari. I numerosi interventi televisivi del nostro Segretario Generale, Lando Maria Sileoni, sono stati spesso l’unica difesa della categoria che di frequente è stata additata dall’opinione pubblica come colpevole per mascherare mancanze della politica, delle istituzioni e delle aziende.

Il governo italiano, oltre che definirci un servizio essenziale, ci ha anche imposto di essere fondamentali nella ripresa: moratorie su mutui, prestiti erogati dalle banche e garantiti dallo Stato, sono solo alcune delle molteplici responsabilità che gravano sul mondo bancario in questo momento. Le alternative sono due: l’usura e il tracollo economico del Paese.

I lavoratori, tuttavia, si stanno comportando e si sono comportati in modo esemplare: probabilmente perché ricordano la frase detta dalla Volpe nel Piccolo Principe “L’essenziale è invisibile agli occhi”, ma soprattutto quella che la precede “Non si vede bene che col cuore”.

Prima di raggiungere una nuova normalità, diversa da quella che ha preceduto il Covid-19, a queste persone, ai 300.000 bancari che tutti i giorni ci mettono questo impegno, visto che nessuno ci pensa, vogliamo dirvi “grazie”. Un ringraziamento che passa anche dall’impegno che ci mettiamo affinché vi venga riconosciuto quello che vi spetta.

Perché anche noi non possiamo fermarci adesso.

Giovanni Zavattari
Giovanni Zavattari
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
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