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Il badminton, bella invenzione

Durante il periodo di quarantena dovuto all’emergenza Covid-19 si è posto il problema, per molti di noi, relativo a cosa ‘inventarsi’ per svagarsi un po’ e tentare di non far lievitare eccessivamente il girovita. Volevo provare qualcosa di semplice, nuovo e che non necessitasse di grandi spazi così, nel mio piccolo giardino di casa, ho allestito un campo amatoriale di badminton. 

È bastato ordinare un volano e due racchette (la rete l’ho ricavata da delle vecchie zanzariere che avevo in cantina e per le linee di delimitazione del terreno di gioco ho utilizzato qualche metro di nastro isolante) ed in pochi minuti il mio campo home made era pronto. E devo dire che da semplice passatempo è diventato, per me e mia moglie, un’attività a cui ci dedichiamo spesso e con risultati sempre migliori.

Il badminton, conosciuto anche come volano, è uno sport antichissimo che deve le sue origini al gioco del ti jian zi praticato già oltre duemila anni fa in Cina e successivamente diffusosi in Giappone e soprattutto in India. Ma il merito di averlo fatto conoscere al mondo nella versione attuale va agli ufficiali della Marina Inglese che durante il tredicesimo secolo lo importarono in patria dalle colonie indiane e ne perfezionarono il regolamento inserendo l’utilizzo di palette di legno (nel ti jian zi il volano veniva rilanciato con i piedi o con le mani). In breve tempo il gioco divenne popolarissimo in tutta l’Inghilterra soprattutto tra le famiglie nobili tanto che si racconta come il nome badminton derivi dal nome del castello del duca di Beaufort (giocatore appassionato e autore di vari libri dedicati agli sport e ai passatempi dei nobili in generale) nella contea di Gloucestershire, il cosiddetto Badminton House.

Il gioco si pratica in due o quattro giocatori e si svolge su un campo rettangolare simile a quello da tennis, ma più piccolo, di 13,4mt per 5,20mt (o 6,1 se giocato in quattro) diviso a metà del lato lungo da una rete alta 1,52mt e lo scopo del gioco è colpire il volano (cioè una sorta di pallina di sughero tagliata a metà del peso di circa 5 grammi e sulla quale sono inserite sedici piume che creano una forma conica) con la racchetta per mandarlo al di la della rete. Si ottiene un punto quando il volano tocca terra nel campo dell’avversario oppure quando l’avversario commette un fallo (il volano cade fuori dal campo o colpisce un giocatore o è toccato due volte durante lo stesso rilancio, un giocatore ostacola il suo avversario, un giocatore tocca la rete mentre il volano è in gioco) ed il match si conclude quando un giocatore o un coppia raggiunge il punteggio di ventuno (in caso di venti pari si continuerà ad oltranza fino a che non si avranno due punti di vantaggio). Con poche regole e di semplice comprensione il badminton risulta uno sport di facile apprendimento anche nella tecnica di gioco ed è impossibile non appassionarvisi dato che compiere progressi considerevoli in poco tempo è decisamente comune.

Ciò non toglie però che, come in ogni sport, la necessità di allenarsi spesso e bene, sia fisicamente che tecnicamente, rappresenti la chiave del successo.

Nonostante sia il terzo sport più diffuso al mondo (e disciplina Olimpica dal 1992) lo sviluppo del badminton in Italia è stato tardivo e molto lento (la Federazione Italiana Badminton esiste solo dal 1976), sono pochi gli atleti nostrani che possono vantare risultati apprezzabili a livello internazionale e solo una, la romana Agnese Allegrini del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre della Polizia Penitenziaria, ha avuto l’onore di partecipare alle Olimpiadi del 2008 e del 2012 venendo però sempre eliminata al primo turno.

Gianluca Capuano
Gianluca Capuano
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
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