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a cura del Coordinamento FABI Giovani - giovani@fabi.it
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Il labirinto

Secondo una recente indagine sostenuta da ADP, i dipendenti del settore bancario sono quelli che presentano con maggior frequenza disturbi legati allo stress lavorativo, infatti su una platea di circa 2000 lavoratori in Italia, il 23% degli intervistati dichiara di risentire mentalmente e fisicamente di ansia da lavoro.

Negli anni recenti nel settore del credito abbiamo assistito, infatti, ad un fenomeno particolarmente molesto: la rincorsa agli obbiettivi commerciali, la produzione giornaliera di report e statistiche, l’invio di e-mail minatorie con la rendicontazione del lavoro svolto; in due parole: pressioni commerciali.

Ci è sembrato spesso di ritrovarci all’interno di un labirinto senza vie di fuga, all’interno del quale, un po’ spaesati cercavamo di rispondere alle incessanti richieste aziendali.

Secondo il dizionario Treccani la parola pressione è “l’azione di premere, esercitare una forza su un corpo, così da determinarne un mutamento, uno spostamento o una deformazione”. Peccato che quel corpo è, nel nostro caso, quello di un bancario, che effettivamente rischia di deformarsi, prendendo sempre di più la forma di un qualunque “venditore”, anziché quella del tanto amato consulente bancario.

Ed ecco che, dopo mesi di pandemia durante i quali per una serie di contingenze il problema sembrava quasi dissolto, si ricomincia con le insistenti richieste di vendita, a volte, senza tener conto di quello che il nostro paese e le nostre persone hanno subito.

Diversi top manager sono attenti alla questione: a loro non piace chiamarle pressioni commerciali, ma nei fatti sono l’unico obbiettivo lavorativo per alcuni vertici che ormai non riescono a guardare oltre il proprio naso.

Lo stress da lavoro correlato, inoltre, è spesso causato dall’inadeguata gestione dell’organizzazione del lavoro, da carenze comunicative e da scarse possibilità di sviluppo professionale. Ma allora, a chi conviene pagare stipendi milionari a quei manager che si sono dimostrati incapaci di gestire con lungimiranza alcune banche?

Le politiche di austerity, che molte banche hanno messo in atto con l’insana idea di rilanciare il settore (invece di creare occupazione con proposte serie), non hanno in nessun caso ridotto gli stipendi dei top manager che, secondo recenti studi, continuano a guadagnare anche 100 volte lo stipendio di un bancario.

Molte banche, per di più, hanno prorogato sine die lo smart working emergenziale, accentuando di fatto i controlli e le pressioni a distanza. Insomma, nell’era della pandemia e del lavoro flessibile, le pareti del nostro labirinto sembrano rimpicciolite di molto, aumentando gli stati d’ansia che si sono sommati a quelli da claustrofobia.

Ecco perché, finita l’emergenza sanitaria, sarà importante pretendere l’applicazione del CCNL.

All’ansia da prestazione si aggiunge, quindi, quella degli spazi chiusi; alla paura di non essere all’altezza delle attese aziendali si aggiunge quella di soffocare.

La FABI, insieme con le altre organizzazioni sindacali, ha siglato un accordo nel 2017 sulle politiche commerciali, con l’intento di ridurre l’irragionevole rincorsa agli obiettivi, valorizzando il ruolo centrale delle risorse umane come un elemento strategico di crescita. È importante che quell’accordo sia alimentato dalle segnalazioni dei lavoratori relativamente ad eventuali comportamenti non corretti.

Nel nostro nuovo modello di banca non ci sarà posto per chi non ha dimostrato di avere a cuore le sorti del settore, magari cercando la gloria personale a discapito delle fasce più deboli e, quindi, anche dei giovani.

Solo con obiettivi inclusivi e sostenibili riusciremo a rimettere al centro la relazione invece di futili numeri; solo dando un’anima agli accordi firmati riusciremo a salvaguardare la nostra dignità.

Non sappiamo ancora se ci saranno diverse vie d’uscita da questa alienante routine, noi ne conosciamo bene una che si chiama “contrattazione collettiva”, presidio sindacale e lotta quotidiana, in un’unica parola: FABI.

Non sappiamo nemmeno per quanto tempo ancora continueremo a vagare all’interno del nostro labirinto, sicuramente serviranno linee di intervento serie e un piano strutturato che come FABI abbiamo proposto da tempo per evitare che le pareti ci soffochino, generando il collasso del sistema bancario tutto.

Alessandro De Riccardis
Alessandro De Riccardis
Coordinatore Nazionale FABI Giovani
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