La FOMO, acronimo inglese di “Fear Of Missing Out”, paura di essere esclusi, consiste in una nuova forma di ansia sociale, nata dalla presenza sempre più aggressiva dei social network e dei sistemi di digitalizzazione nella nostra vita quotidiana, e si manifesta nel timore di non essere coinvolti in esperienze in cui sono presenti conoscenti, amici ma anche gruppi che interagiscono sui social. È una sensazione d’ansia che prova chi teme la privazione di qualcosa se non partecipa assiduamente alla comunicazione elettronica interattiva.
Questa nuova forma di patologia psicologica è considerata la malattia del nostro secolo caratterizzata dall’ossessione di manifestare la propria presenza sui social e di controllare costantemente commenti, condivisioni, notifiche, mail, risposte ai messaggi, sbirciando costantemente su ciò che scrivono gli altri e su ciò che accade sui social network.
Il tentativo di soddisfare l’esigenza della socialità nell’essere umano può portare, specialmente chi ha difficoltà relazionale e bassa autostima, a sviluppare la FOMO.
Ma ciò che più allarma è la capillare diffusione di questa patologia in tutte le fasce di età, compresa quella dei più piccoli, denominata “FOMO BABY”. Essa è nata a seguito della constatazione di alcuni genitori su un trend social nato su tik tok in cui venivano postati dei video di bambini piccolissimi che non riuscivano a prendere sonno per la curiosità di vedere tutto ciò che li circondava.
La FOMO è legata, dunque, all’iper-controllo dello smartphone, di essere sempre connessi e dall’ossessione di leggere notifiche. Ciò produce ansia sociale, alti livelli di stress, insonnia, insoddisfazione e sintomatologie depressive.
Al fine di trovare un antidoto per contrastare questo fenomeno, che spopola tra i giovani, è stata creata la parola “JOMO” (Joy Of Missing Out), la gioia di perdersi qualcosa, che consiste nella proposta di diffondere il principio della accettazione della realtà per quella che è, e vivere la vita senza l’ansia di perdere qualcosa.
Per tutte le persone che, vivendo nel timore di perdersi qualcosa, fanno fatica a vivere il presente, come se fossero proiettati nel passato o nel futuro, vengono consigliati esercizi di meditazione di mindfulness, che li aiutano ad avere una maggiore consapevolezza del presente.
Inoltre viene consigliato di ridurre il confronto sociale. Sui social si tende a sovrastimare il successo degli altri e la loro competitività per cui è normale che ci si possa sentire sottostimati, indecisi o in preda a rimpianti. Il confronto è deleterio per chiunque abbia una sensibilità tale che si nutre del sostegno e dell’accettazione degli altri.
Infine, anche il rifiuto della solitudine gioca un ruolo paralizzante per chi non è psicologicamente autonomo. Dedicare del tempo a se stessi, fare del servizio altruistico, volontariato sociale e religioso, curare hobby e interessi sono vie maestre per acquisire quella autonomia intellettuale e dello spirito che sa fare a meno del vortice fuorviante, ossessivo, intossicante della vita virtuale dei social network.