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La mia banca è indifferente

Tutto intorno a te. La banca dei territori. Sempre vicino a te. Ma siamo sicuri che sia proprio così?

Negli ultimi anni gli spot pubblicitari hanno mostrato una banca vicino al territorio e alle persone. ma è davvero così? Gli ultimi 10 anni hanno visto chiudere circa 11 mila sportelli lungo tutto lo stivale colpendo indistintamente Nord, Centro e Sud.

Considerando la situazione già critica di alcune regioni ci si trova a dover fare 100 km (andata e ritorno) per poter trovare uno sportello della propria banca e considerando che si parla di paesi tendenzialmente di collina o di montagna significa un’ora in auto o forse più.

Un commerciante dell’entroterra foggiano mi confida che sta per chiudere il suo conto corrente in una banca molto grande per aprire il c/c alle Poste (aperti 2 giorni a settimana) e sta convincendo l’intero paese a dismettere Pos e bancomat per utilizzare app che permettono i pagamenti.

Il paese conta 3000 abitanti e la banca locale (oramai ex) perderà almeno la metà dei clienti e considerando che lo stesso problema c’è in diverse zone d’Italia e che sono circa 4 milioni i clienti che non sono più serviti da sportelli bancari mi preoccuperei se fossi un Ceo.

Fino a qualche anno fa non c’era concorrenza, ma oggi le alternative esistono e non sono fornite dalle banche.

Facendo così si lascia campo libero alle Fintech e sarà territorio perso per sempre.

Paesi senza banche spingono gli investimenti altrove e, come dichiarato dal nostro Segretario Generale Lando Maria Sileoni: “Le banche stanno perdendo il loro ruolo sociale”.

Lasciare intere comunità senza una banca rischia di destinare all’estinzione la comunità stessa, poiché l’assenza di investimenti tramite il credito fornito dalle banche porta i giovani a trasferirsi e spesso li porta all’estero.

Si troveranno interi paesi fantasma perché nel momento in cui mancano i giovani e gli investimenti e come togliere acqua ad una pianta, alla lunga muore.

Esistono territori che sono nella morsa della criminalità organizzata e l’assenza delle banche spingerà aziende e privati nelle braccia dello strozzinaggio.

In questi casi ci vorrebbe l’intervento dello Stato per evitare questo impoverimento territoriale, ma purtroppo la nostra classe politica è impegnata in altro senza vedere che tutti i territori si stanno impoverendo. Considerando che il territorio italiano è composto da tante piccole e medie aziende il ruolo delle banche nei singoli paesi è fondamentale per accompagnare l’economia reale e sviluppare la finanza della banca stessa.

L’assurdo è che le banche fanno utili con la chiusura degli sportelli, ma allo stesso tempo parte degli utili sono girati alle fondazioni (principali azionisti), che a loro volta sono enti che promuovono la crescita dei territori, gli stessi messi in ginocchio dalle banche con la loro politica di chiusure sportelli. Cioè, chiudo sportelli e creo problematiche ad un territorio per poi fare utili che la fondazione utilizzerà per lo stesso territorio.

Sembra un cane che si morde la coda. E, sia chiaro, almeno le Fondazioni redistribuiscono. A differenza di altri azionisti che non si impegnano neanche sui territori.

Allora mi viene da pensare che, in alcuni casi, alcuni Ceo per migliorare i bilanci riducono i costi e favoriscono indirettamente anche le loro forme di incentivazione personale e del proprio gruppo dirigente.

Sarà davvero così? Se fosse, questo meccanismo rischia di favorire ottiche di breve periodo. Ci piacerebbe riuscire a dare qualche risposta certa alle nostre domande, in un momento in cui la parola certezza è diventata un miraggio.

Alessandro Drago
Alessandro Drago
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
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