Lo scorso 8 marzo, grazie alla FABI di Bologna, si è svoto l’evento webinair “Questioni di genere al tempo del Covid”, con la collaborazione della Professoressa Luisa Rosti, docente di Economia del Personale di Genere presso l’Università di Pavia e con gli interventi del Segretario Generale Fabi Lando Maria Sileoni, dell’Assessore al Comune di Bologna Matteo Lepore e della “Casa delle Donne” di Bologna.
L’incontro ha messo subito in luce come questa fase pandemica abbia incrementato il gap tra i sessi nel mondo del lavoro: infatti, in un anno, da dicembre 2019 a dicembre 2020, i posti di lavoro persi in Italia hanno riguardato il personale femminile per il 70% del dato complessivo (312.000 su 444.000).
Da febbraio 2020, data di inizio dell’emergenza sanitaria, a dicembre 2020, l’occupazione è calata di ben 426mila posti. Un dato su cui riflettere, ancora più preoccupante se si considera il blocco dei licenziamenti tutt’ora in vigore e la CIG Covid-19 estesa praticamente a tutti. A pagare il conto più salato sono state le donne, la fascia centrale d’età 25-49 anni, gli autonomi e i rapporti di lavoro a tempo determinato (Il Sole 24 ore, 01.02.21).
Donne che per scelta propria o aziendale hanno abbandonato il lavoro, magari per occuparsi maggiormente della famiglia o dei propri cari (non pensiamo solo ai bambini, ma anche agli anziani).
Parallelamente, anche se in questo caso i dati certi sono ad oggi di difficile individuazione, non è possibile non considerare l’aumento delle richieste sia in termini di nuovi part-time sia di aspettative non retribuite. In realtà, l’emergenza sanitaria ha solo evidenziato ancora più marcatamente lo stereotipo secondo il quale la donna è maggiormente “sacrificabile” dal punto di vista lavorativo. La speranza è di essere smentiti, ma con lo sblocco dei licenziamenti è verosimile che la situazione già ora preoccupante, generale del mondo del lavoro e specifica se riferita al genere femminile, possa peggiorare ulteriormente. La nostra promessa è quella di mettere in luce questo drammatico fenomeno, tornando in argomento anche prossimamente con uno o più articoli ad esso dedicati, senza dimenticare il prossimo evento di genere che si terrà a Bologna il 25 novembre 2021 in occasione della giornata nazionale contro la violenza sulle donne.
Gli stereotipi che ci accompagnano dall’età antica hanno provocato diversi errori di valutazione, ostacolando quindi la rivelazione del talento delle donne.
Anche nella fase pre-covid questa “miopia” era già evidente nel nostro settore: nelle banche, infatti, dove il rapporto femmine/maschi è circa 1 a 1, il 20% del gentil sesso ricopre un ruolo di responsabilità, mentre solamente il 3% ha ruoli dirigenziali.
Il Gender Pay Gap nel settore del credito risulta evidente grazie alle statistiche che supportano questo esempio: un uomo e una donna, che mediamente guadagnano lo stesso stipendio a 25 anni (nel nostro esempio 100), dopo circa 20 anni di carriera in banca, si troveranno due buste paga differenti.
Mentre l’uomo troverà circa 200, la donna si troverà a guadagnare solo 110 – indagine secondo la quale le laureate guadagnano circa il 90% di quanto guadagnano i laureati a 25 anni, ma all’età di 45 anni la loro retribuzione è quasi la metà (55%) di quella dei laureati –, e questo comprendendo tutto il personale femminile, non solo quello che fa part-time!
Il 75% “dell’orario ridotto” in Italia è richiesto da quelle donne che spesso si fanno carico di altre mansioni, come la cura dei propri cari e della famiglia. Un “secondo lavoro”, per il quale spesso non ricevono nulla, neppure un grazie.
L’unico aumento ricevuto in questa pandemia è stato quello della violenza domestica dove le denunce, rispetto al 2019, sono aumentate dell’80%.
Cosa possiamo fare quindi per migliorare la situazione?
Anzitutto, serve una presa di coscienza: essere informati sulla preoccupante realtà misogina in cui viviamo. Spesso vengono organizzate iniziative in favore delle donne, belle da vedere e da sentire, ma sterili nella pratica.
Pensare che in alcuni settori esistono clausole anti-maternità, o che nelle banche ancora oggi qualche responsabile minacci il trasferimento o il demansionamento alle colleghe che chiedono di lavorare part-time, mette i brividi.
Anche il nostro Segretario Generale Lando Maria Sileoni lo ha sottolineato nel suo intervento dell’8 marzo 2021: “Questo è il momento di rompere gli schemi, di ribaltare il tavolo. L’impatto sociale ed economico della pandemia è stato particolarmente pesante per il mondo femminile, ha messo in luce la reale situazione, di divario tra uomini e donne non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche tra le mura di casa”.
Non esiste quindi solo il Covid da combattere. Anche quelle appena citate sono “vere malattie” che dobbiamo debellare e come FABI Giovani ci impegneremo per permettere alle donne di non dover scegliere tra lavoro e famiglia, come ci ha ricordato recentemente il nostro Presidente del Consiglio: “L’Italia oggi presenta uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa. Serve un sistema di Welfare che faccia superare alle donne la scelta tra famiglia o lavoro” (Mario Draghi, discorso al Senato del 17 febbraio 2021).