Si è da poco conclusa la settantunesima edizione del festival della canzone italiana. Come spesso accade, una melodia fuori dal podio sembra avere conquistato il cuore del pubblico fino a diventare il primo tormentone dell’anno. Non può che trattarsi di Musica leggerissima del duo siciliano Colapesce e Dimartino, vincitrice del premio Lucio Dalla, in vetta alle classifiche e già certificata come disco di platino.
Un indie pop semplice, nostalgico, mescolato alle migliori influenze della musica italiana degli anni Settanta e Ottanta. Un’essenza così riconoscibile da essere stata rapidamente tacciata di plagio nei confronti di numerosi altri brani.
Tuttavia, non c’è trucco né inganno, le coincidenze sono ben spiegabili in termini di soluzioni armoniche.
Gli autori hanno semplicemente ripercorso la via della canzone popolare, dandole certamente un taglio più moderno, mantenendo, tuttavia, un’anima definita e scolpita nella tradizione del pubblico.
In ogni caso, sarebbe superficiale analizzarne il successo solo in termini di talento compositivo. Infatti, la verità è che questo pezzo arriva proprio al momento giusto. È una metanarrazione, che comprende nel profondo il sentimento di privazione del quotidiano dovuto alla protratta emergenza sanitaria. Lo si potrebbe paragonare allo zucchero di Mary Poppins, quel sorriso dolceamaro che vuole invitarci a vivere la situazione con uno spirito rinnovato, allentando il senso di desolazione che da mesi ha circondato la vita di tutti noi.
Vengono in soccorso le parole di Italo Calvino, tratte dal saggio Lezioni Americane: “prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.