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a cura del Coordinamento FABI Giovani - giovani@fabi.it

Peer Pressure

Per aiutare un ragazzo a non cadere vittima della pressione dei pari, occorre spronarlo ad essere quello che si sente di essere e a prendere decisioni autonome nelle scelte delle azioni

Il termine “peer pressure” (tradotto:”pressione dei pari”) si riferisce a quella influenza che esercitano su di un individuo i cosiddetti pari, ossia quei soggetti che per età o stato sociale simile, spingono una persona, a porre in essere comportamenti, azioni o dichiarazioni che non gli apparterrebbero in assenza di quella forzatura esterna. A volte, tale forzatura non è esplicita, ma si può concretizzare per esempio quando un individuo cede alle pressioni di conformità sociale in relazione al gruppo di appartenenza, anche senza rendersene conto.

La pressione dei pari è una forza talmente possente e reale da riuscire a modellare decisioni, comportamenti e persino la percezione di sé nell’individuo che ne è coinvolto.

Vi è, tuttavia, un aspetto positivo in questo. È nell’ordine della natura che, fin dalla nascita, si è costantemente influenzati dalle persone che ci circondano: familiari, amici, conoscenti, colleghi di lavoro etc. i quali con il loro supporto e aiuto possono avere un impatto benefico su di noi. Ma è altrettanto vero che da essi si possono altresì ricevere influenze negative dannose.

L’uomo è un essere sociale, per cui l’appartenenza ad un gruppo (famiglia, scuola, società) esercita una forma di pressione di uniformità che spinge l’individuo ad adattare il proprio comportamento al gruppo, per timore di esclusione, anche se non se ne condividono i valori.

Gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili alla pressione

dei coetanei per via della loro formazione di identità in via di sviluppo e desiderio di accettazione. Non è facile resistere alla pressione dei propri compagni, specie nell’adolescenza, quando un giovane insicuro di sé tende a dire sempre di sì, per essere accettato e apprezzato, con il pericolo di essere bullizzato da coetanei spavaldi e sicuri di sé.

Tuttavia la domanda è se i giovani, entrati nell’età adulta, continuano a cedere alla pressione dei pari e alla conformità sociale.

In uno studio recente pubblicato su Psychology and Aging, i ricercatori della School of Behavioral and Brain Sciences, hanno scoperto che l’influenza della “pressione dei pari” persiste nella prima età adulta, mentre via via va scomparendo tra gli individui di mezza età e più anziani. Ciò significa che le persone più grandi mostrano maggiore resistenza alle pressioni di uniformità per l’aumento dell’autocontrollo delle emozioni.

Infatti, nell’età adolescenziale, la pressione dei pari, dovuta a fattori psicologici di instabilità emotiva come l’ansia, l’insicurezza e la timidezza, impatta significativamente sui giovani, per carenza di solidità interiore.

Per aiutare un ragazzo a non cadere vittima della pressione dei pari, occorre spronarlo ad essere quello che si sente di essere e a prendere decisioni autonome nelle scelte delle azioni. Una solida relazione di amicizia può realizzare il desiderio legittimo di ogni giovane ad essere accettato nel gruppo e di connettersi con gli altri, senza le conseguenze negative della pressione dei pari.

Infatti, nell’amicizia, l’accettazione dei limiti e delle debolezze di ciascuno, funziona quale antidoto inteso a proteggere la vulnerabilità psicologica dei giovani.

Vincenzo Persico
Vincenzo Persico
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
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