Un interessante webinar organizzato dalla FABI di Bologna ha provato a tracciare alcuni profili nella partecipazione del mercato del lavoro: differenze di genere o di generazione? L’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, è stata l’occasione per approfondire alcune tematiche del mondo del lavoro attraverso un incontro sul web organizzato dalla Fabi di Bologna con il nostro Dipartimento di Formazione. Tutti noi sappiamo quanto la Fabi abbia a cuore l’aspetto delle politiche di genere e l’aspetto della povertà. Proprio in quest’anno 2022, la FABI misurerà l’impegno sociale tramite il Banking Social Index e la Fabi di Bologna ha voluto mixare l’aspetto povertà con l’aspetto di genere nel webinar dal titolo La partecipazione femminile (e non) al mercato del lavoro.
A questo meeting hanno partecipato la Dott.ssa Luisa Rosti, docente di economia presso l’Università di Pavia, la vicesindaca di Bologna Emily Marion Clancy, la responsabile della Casa delle Donne di Bologna Deborah Casale, la dirigente sindacale FABI Rina Di Spirito e il Segretario Nazionale Mattia Pari, con moderatrice Silvia Masaracchia per il Sab di Bologna.
La Dott.ssa Rosti ha raccolto e commentato i dati dall’Istat ed i dati relativi alla presenza femminile e giovanile per professione (secondo la classificazione ISCO08 dei dati Almalaurea) evidenziando le differenze retributive post-laurea per settore, età e genere.
La domanda finale, considerando la scarsità numerica di giovani, il loro basso livello culturale e l’eccessiva difficoltà a raggiungere posizioni di vertice è stata: “chi sosterrà il processo di innovazione nelle nostre aziende?”.
Dalla parte femminile non va meglio: la vicesindaca di Bologna, Emily Clancy, ha ricordato come il 19% del part-time femminile sia involontario, non richiesto cioè da esigenze familiari o richiesto dalle lavoratrici, ma semplicemente una scelta del datore di lavoro di tagliare costi e inevitabilmente anche il tempo lavorato. Il Segretario Nazionale Mattia Pari ha riportato la situazione del mondo bancario dove troviamo una posizione migliore rispetto a parecchie realtà lavorative, nonostante ci sia ancora qualche aspetto da migliorare.
Grazie al Fondo per l’occupazione nel nostro settore sono entrati 30.000 giovani che hanno garantito il ricambio generazionale e molti di questi sono donne: le percentuali tra maschi e femmine nel settore bancario sono prossime alla parità (53% maschi, 47% femmine).
Su cosa c’è da lavorare quindi? Sugli inquadramenti.
Le donne spesso vengono penalizzate nella carriera per scelte legate alla famiglia, mentre persone ormai oltre l’età pensionabile occupano anche più ruoli apicali nello stesso momento, strozzando quindi le carriere dei giovani che così rischiano di non far parte di nuovi e moderni piani industriali. La relazione di Deborah Casale hai poi sottolineato come la Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna abbia riscontrato un aumento di casi di violenza economica, cioè privare il sesso femminile delle risorse per poter vivere. Tesi confermata anche dal Centro Donna Sicura di Varese dove la nostra dirigente sindacale Rina Di Spirito ha rimarcato la difficoltà di accesso al credito per le donne derivante, in un caso su tre, dal lavoro sommerso. Quali soluzioni quindi per fronteggiare queste problematiche? Occorre probabilmente migliorare su tre aspetti: culturale, negoziale e pratico.
Gli incontri con tematiche legate ai giovani o al mondo femminile favoriscono una cultura attenta a queste problematiche, mentre la parte negoziale, nel nostro piccolo mondo bancario è quella che dobbiamo fare tutti i giorni, creando idee, ponti tra generi e generazioni o semplicemente facendo rispettare accordi già esistenti… e la pratica?
La pratica è contribuire al cambiamento anche al di fuori del sindacato come la nostra dirigente Rina Di Spirito o come la FABI di Bologna, che si è impegnata anche economicamente con una donazione alle Casa delle Donne.
Queste storie ci insegnano che, anche attraverso il sindacato, il futuro può essere un po’ più roseo e che ognuno di noi può contribuire a migliorarlo.