Una decina di giorni fa il mio amico Daniele, un concentrato di energia e simpatia del quale non posso proprio fare a meno, nonché mio mentore in fatto di sport ‘strani’ (me ne ha fatti provare svariati negli anni, dallo snookball cioè un misto tra calcio e biliardo al tamburello), mi chiama e mi dice: ‘sabato vieni a giocare a fresbee?’. La mia prima risposta è stata: ‘sei matto? col freddo che fa!
Non ho voglia di stare in un prato a congelarmi le mani mentre ci lanciamo annoiati un fresbee, andiamoci a bere una birra piuttosto!’. E lui: ‘ma va che freddo, ci si diverte e si suda come dei pazzi, vedrai!’.
E in effetti aveva proprio ragione.
L’Ultimate o Ultimate fresbee non consiste semplicemente nello stare uno di fronte all’altro a lanciarsi un disco di plastica, è un vero e proprio sport di squadra dove tecnica e strategia la fanno da padrone.
Il gioco si pratica su un campo rettangolare lungo pressappoco quanto uno da calcio, ma largo circa la metà (100×37 m) e che vede alle due estremità due aree di meta. Ci si affronta in due squadre da 7 giocatori (esistono versioni ridotte da 5 contro 5 ma solo se si gioca indoor o in spiaggia in quanto i campi sono più piccoli) e la partita termina dopo 90 minuti o quando una delle due formazioni raggiunge il punteggio di 15, ma con almeno 2 punti di scarto sull’avversario, o di 17 nel caso in cui ci si trovi sul punteggio di 15 a 14.
Il fresbee può essere lanciato in ogni direzione ma non è possibile camminare o correre quando si ha il disco in mano, l’unico movimento consentito è quello sul piede perno e si ottiene un punto quando un componente della squadra riesce ad afferrare il disco lanciatogli da un compagno all’interno dell’area di meta avversaria. Esistono fondamentalmente 2 ruoli nella squadra che attacca, gestore (chi tende a passarsi il fresbee) e tagliatore (colui che prova a smarcarsi dal difensore per correre a meta e afferrare il disco al volo in area avversaria) mentre chi difende non si divide in ruoli ma marca a uomo il proprio avversario (non è consentito raddoppiare un giocatore avversario).
All’attaccante, che deve lanciare il fresbee entro 10 secondi, pena il passaggio del disco alla squadra avversaria, va lasciato lo spazio per muoversi sul piede perno e per contrastarlo si può soltanto spostarsi e agitare le braccia, è vietato strappare il fresbee dalle sue mani o toccare l’avversario (altrimenti è fallo). Ogni volta che si segna un punto il disco passa nelle mani della squadra avversaria (oppure quando il fresbee cade a terra, viene intercettato da un avversario o esce dal terreno di gioco). La cosa che mi ha stupito piacevolmente è che non esistono arbitri, il giocatore che ritiene di aver subito un fallo lo dichiara ad alta voce ed il gioco si interrompe per riprendere una volta che i due contendenti abbiano deciso se sia fallo o meno.
Certo, abituati come siamo a sport dove il contatto fisico e le simulazioni sono preponderanti, è difficile credere che si possa trovare facilmente un accordo sugli eventuali falli ma qui esiste un rispetto maniacale dell’avversario e delle regole tale che raramente le dispute durano più di pochi secondi, semplicemente ci si accusa del fallo ed il gioco riparte.
La regola d’oro di questo sport, infatti, è definita ‘Spirit of the game’, in poche parole si esaltano sportività e fair play.
Certo si tratta comunque di un gioco competitivo, ma che non va mai a discapito del rispetto reciproco tra giocatori, dell’osservanza delle regole e della basilare gioia di giocare.
Insomma, uno sport divertente nel quale viene richiesta una notevole dose di resistenza ed intelligenza tattica, ma soprattutto correttezza e rispetto dei principi fondamentali che lo sport incarna.