Il nome ufficiale è Ginko Biloba, ma spesso viene solo riportato come Ginko.
Documentandomi su questo essere vivente, ho scoperto che è l’unico superstite della famiglia Ginkoaceae; è sopravvissuto alla più grande e drammatica estinzione di massa avvenuta sul nostro pianeta, nel periodo permiano (circa 250 milioni di anni fa).
Per capire la portata di quell’evento basti pensare che quasi tutti gli animali marini scomparvero e sulla terraferma, le cose non andarono certo meglio.
Probabilmente fu una serie di eventi naturali, tutti diversi fra loro (eruzioni vulcaniche, cambiamento atmosfera, variazione livello dei mari) ma consequenziali, che portò alla distruzione della maggior parte delle specie viventi.
L’albero in questione ne uscì vincitore. Oggi sono note le sue benevole caratteristiche medicinali (gli estratti vengono inseriti in innumerevoli integratori) ma anche le sue capacità di assorbire inquinamento.
Ecco perché è messo a dimora nei viali trafficati ed è simbolo ufficiale di Tokyo. Ad Hiroshima, infatti, nel 1946, dopo la nota esplosione nucleare, 4 alberi di Ginko rimasero in vita; si possono ammirare ancora oggi nella città: splendono come il sole, grazie alle foglie che nel periodo autunnale diventano color oro.
Ci vogliono quasi ricordare che la vita continua, dopotutto.
Nei giardini medio-piccoli (inferiori ai 500 mq) è consigliabile piantare Ginko di dimensioni più contenute, i cosiddetti cloni.
Un Ginko Biloba ‘’classico’’ può raggiungere i 30 metri di altezza, ma grazie a selezioni compiute negli anni oggi riusciamo ad acquistare varietà di Ginko che raggiungono altezze di 4/10 metri a seconda della sottospecie che scegliamo.
Un albero magico insomma, chi lo incontra lungo il suo cammino, non può non rimanerne affascinato.
Il sindacato da sempre tutela il lavoro e la professione, difende i lavoratori rispetto alle insidie del tempo.
Con lo stesso spirito, il Ginko si è adattato e ha combattuto per poter essere da esempio per tutti noi.