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a cura del Coordinamento FABI Giovani - giovani@fabi.it
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We have a dream

Continuando ad immaginare un futuro migliore si rischia di essere presi per pazzi. Di questi tempi sognare è proibito, soprattutto per le nuove generazioni, che vivono una costante e fastidiosa lotta quotidiana per affermarsi all’interno della società.

“Vedere, immaginare o percepire immagini e suoni riconoscendoli come apparentemente reali”, così il vocabolario descrive in maniera sintetica la parola sogno.

A tutti da piccoli almeno una volta è stato chiesto: cosa vuoi fare da grande? Molti dei lettori di questo editoriale avranno risposto: Il bancario!

Certo perché lavorare in banca nell’immaginario collettivo è sempre stato un lavoro da giacca e cravatta, che avrebbe garantito stabilità e prestigio oltre che un tenore di vita dignitoso.

Purtroppo, negli ultimi anni siamo stati investiti da profondi cambiamenti, il nostro modo di comunicare, di lavorare e di vivere è completamente cambiato.

Basta pensare che solo 30 anni fa si comunicava dalle cabine telefoniche, che erano presenti in maniera massiva in tutte le nostre città, non esistevano gli smartphone e i social erano ancora un miraggio.

I cambiamenti che ci hanno coinvolto probabilmente non erano quelli che ci aspettavamo, infatti, agli inizi del XIX secolo si pensava che nel secondo millennio le automobili si sarebbero spostate volando e che con ogni probabilità si sarebbe inventato l’elisir della vita eterna.

Allo stesso modo se oggi guardiamo all’orizzonte, possiamo immaginare un futuro che sarà probabilmente molto diverso da quello che vivremo fra qualche anno, ma sicuramente sarà caratterizzato da una inevitabile evoluzione tecnologica e digitale.

L’evoluzione, anche digitale, dovrebbe dirigersi progressivamente verso una condizione che garantisca alle persone una maggiore qualità della vita, che necessariamente si traduca in un aumento della crescita economica.

Purtroppo non è stato cosi, l’ultimo ventennio è stato caratterizzato da un’involuzione dei vari modelli sociali il cui risultato è sotto gli occhi di tutti: maggiore concentrazione del denaro in mano a poche persone e la creazione di una nuova classe sociale, costituita prevalentemente da monoreddito, considerati i “nuovi poveri”.

Nel settore del credito il deflagrare delle scellerate politiche economiche si è concretizzato nella rincorsa sfrenata agli utili da parte dei principali gruppi bancari e nella conseguente riduzione dei costi di gestione.

Se solo vent’anni fa il coefficiente di espansione e, quindi, di salute degli istituti bancari si misurava in funzione del numero sempre crescente di agenzie, oggi è l’esatto contrario.

Sicuramente si va incontro ad un mondo digitale dove l’uomo fa fatica a rincorrere le intelligenze artificiali e dove i big data e le società di consulenza rappresentano l’oracolo che influenza le decisioni prese dal sistema, che si muove compatto in un’unica direzione.

Nessuno di noi sognava un futuro in cui ciò che è stato inventato con il fine di agevolare l’uomo, pian piano lo sta sostituendo mettendo a repentaglio la sua centralità.

Il sogno di una crescita supportata dall’evoluzione digitale sta lasciando il posto ad un incubo dal quale tutti vorremmo svegliarci. Una strana e fastidiosa sensazione di chi non si sente più indispensabile e sa che un giorno potrebbe essere sostituito da una macchina.

Per questo la Fabi, insieme alle altre organizzazioni sindacali del settore, ha introdotto nell’ultimo contratto collettivo nazionale di settore una cabina di regia sulla digitalizzazione, che avrà l’arduo compito di valutare e prevenire gli impatti che la le nuove tecnologie potranno avere nel settore.

All’interno di questo profondo cambiamento c’è chi ipotizza che verrà svilito il ruolo del bancario, deprofessionalizzato e a tratti mortificato.

Così, per quello che per tanti era il lavoro più bello del mondo…

Continuando a sognare ad occhi aperti rischieremo di cadere e, si sa, da impreparati ogni caduta è più dolorosa. Ma che mondo sarebbe senza sogni?

Sicuramente non potremo mai smettere di combattere per le nostre idee, per il nostro passato e soprattutto per il nostro futuro, rivendicando con forza l’applicazione degli accordi collettivi sottoscritti, troppo spesso disattesi dalle parti datoriali.

Le ingiustizie proliferano dove non esiste una coscienza sociale, come sosteneva Doris Carrier “quando non difendiamo i nostri diritti, la dignità è persa e la dignità non può essere negoziata”.

Quindi noi vogliamo continuare a sognare il vecchio posto in banca, così come lo immaginavamo da piccoli, d’altronde sognare non costa nulla e non è vietato a nessuno. 

Alessandro De Riccardis
Alessandro De Riccardis
Coordinatore Nazionale FABI Giovani
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